LE STELLE LENTE

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Fu come spesso accade, il caso ad avviare anche questa storia, a irradiare di una luce misteriosa ed affascinante un piccolo fiume di risorgiva che disseta un bosco vicino ad una città.

Per caso, appunto, stavamo perlustrando la zona che dalla sorgente del fiume Piavon va verso il Lago senza Nome insieme ad un gruppo di ragazzi in escursione naturalistica. La giornata era stupenda, il sole scottava ma si stava bene sotto le fresche ciglia degli alberi. Le foglie parevano sfavillare come l’attenzione dei ragazzi. Si cercava… qualcosa, un qualsiasi indizio di, un particolare, un ramo spezzato, un fagottino di erbe, un lontano richiamo di chissà quale uccello o animale. L’attenzione era molto alta tanto che, a metà percorso, fu intercettata e riconosciuta una fila di formiche rosse intenta ad attraversare un prato con gli steli d’erba arrossati dal sole e del loro stesso colore!

Eravamo oramai lungo il tratto del sentiero che costeggia il canneto oltre il quale si avvertiva lo sciacquio provocato dalle anatre che starnazzavano a mollo. Il sole riflesso dall’acqua marrone accecava gli sguardi curiosi dei ragazzi. Fu in prossimità del piccolo ponte che uno di loro urlò: “Là, c’è qualcosa. Là… sotto il ponte… guardate…!” Il povero ponte non poteva contenere tutti i ragazzi che, spintonandosi, frugavano con un bastone il ruscelletto che dal lago proseguiva la sua corsa nel cuore del bosco. Ma qualcosa c’era. Un nuvolone di fango avvolgeva un animale che tentava così di nascondersi ai nostri occhi, un po’ come fanno le seppie col loro inchiostro; tuffata coraggiosamente la mano in quell’acqua torbida, venne catturata e si mostrò in tutto il suo splendore una meravigliosa testuggine palustre europea…

I gridolini di gioia ed esaltazione soffocavano qualsiasi conversazione plausibile; eravamo molto soddisfatti di quell’incontro e rubavamo con gli occhi ogni istante perché sapevamo di dover liberare in fretta l’animale, senza stressarlo. In quei momenti fu scattata la foto famosa, la foto che ha reso immortale la testuggine del Lago senza Nome.

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Una volta rimessa in acqua, l’elegante creatura si dileguò stavolta verso il centro del lago, sentendosi ovviamente più protetta; nel suo guizzo non mancò d’essere colpita dai raggi del sole e di rivelare una straordinaria trama di puntini color giallo oro che ne costellavano il corpo chiuso dal carapace e dal piastrone. Molti ragazzi non riuscirono a trattenere un “Ooooooooooooo…”  di fronte a tanta inaspettata meraviglia. Ad uno di loro, quei puntini però si fissarono in mente accendendogli una curiosità profonda. “Disse: “Mi ricordano qualcosa, qualcosa che… non so”.

E la giornata, molto intensa, si concluse in questo modo, con una dolce stanchezza che ci avvolgeva incapace però di sopire l’entusiasmo consegnatoci da quell’incredibile incontro.

Come sappiamo, la testuggine palustre europea sta purtroppo diventando sempre più rara, però quell’incontro aveva il sapore di più di un arrivederci che di un addio o, almeno, questo era il sentimento che prevaleva in noi.

Il ragazzo incuriosito dai puntini luminosi iniziò a studiare meticolosamente questo animale consultando testi e visionando documentari con il risultato di acuire la sua curiosità ma di non riuscire a risolvere l’enigma, il mistero che secondo lui avvolgeva quell’animale del Lago senza Nome.

Fu ancora per caso, dunque, che qualche anno dopo, il ragazzo curioso lesse un piccolo racconto tratto dal diario di un marinaio di tanto tempo fa. Il racconto era abbastanza grigio e monotono… riportava con dovizia di particolari la dura vita del marinaio a bordo, i pesanti turni di lavoro, le guardie, il freddo… fino a quando non iniziò a parlare delle stelle.

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Per orientarsi nei grandi mari del nostro pianeta, sappiamo che non c’erano altri mezzi e che bisognava avere con sé delle carte aggiornate delle stagioni e delle costellazioni per riuscire a tornare a casa. Ebbene, quel marinaio cui nessuno diede mai ascolto, riportò nel suo diario che il capitano della nave, anziché consultare una carta… beh, estrasse dalla sua tasca una testuggine e lasciò che la luce della luna illuminasse i puntini giallo oro del suo corpo.

Cadde dalla sedia e si mise a frugare come una furia sulla sua scrivania finché, dentro un cassetto, non trovò la foto fatta quel giorno di alcuni anni fa alla testuggine del Lago senza Nome. Prese una lente di ingrandimento e iniziò ad osservare con mano tremante i puntini di quell’animale. Tracciò su di un foglio le linee che formava unendo i vari punti… e quando vide nitidamente la cintura di Orione, l’Orsa ed altre costellazioni urlò di gioia! “Ecco quello che avevo visto!!”.

Raccontato il tutto ai suoi compagni, decisero di tornare al parco della Storga, seguire il sentiero che dal Piavon porta al Lago senza Nome e cercare la testuggine. Ma ogni loro tentativo fu vano. Tornarono anche nei giorni successivi ma senza risultato. Oramai le speranze di ritrovare quel misterioso animale erano svanite… l’ultimo giorno, il ragazzo curioso non si decideva ad andarsene, era già quasi sera ed i suoi amici erano andati avanti. Accadde qualcosa di straordinario… ma nessuno gli credette, pensando che in fondo se l’era presa troppo a cuore quella storia… in ogni modo, raccontò che prima di andarsene, stava dando un’ultima occhiata al fondo del torrentello quando, la vide… era lei! Nessun dubbio… era salita sul ponte e lo guardava fisso negli occhi e, disse proprio così, gli sorrise.