Nome scientifico: Apodemus sylvaticus Nome dialettale: Sorso

DESCRIZIONE

Il pelo è marrone-brunastro chiaro con parti ventrali e zampe bianche; a volte è presente sia sui fianchi che sul petto una macchia gialla. Gli occhi sono grandi e neri, le orecchie arrotondate, glabre e membranacee, le zampe posteriori nettamente più lunghe di quelle anteriori. La coda nel topo selvatico comune raramente supera in lunghezza le dimensioni del corpo.

COMPORTAMENTO

Ha abitudini molto riservate. Pur frequentando quasi tutti gli ambienti a disposizione, come campi, boschi, siepi e argini, tende a muoversi solo quando è molto sicuro; cioè di notte. Con l’arrivo dell’inverno la loro attività tende a diminuire e passano parte del tempo a rifugiarsi nelle tane scavate sotto terra.

ALIMENTAZIONE

Va alla ricerca di cibo un po’ dappertutto accontentandosi di una dieta quasi sempre vegetale, integrata talvolta da piccoli animali.

ZONA DI AVVISTAMENTO AL PARCO DELLA STORGA

Uno dei roditori più comuni presenti nell’area. La sua presenza è stata determinata mediante trappolaggi e ricercandone spoglie dello scheletro nelle borre dei rapaci notturni. Si sa infatti che civette, barbagianni, allocchi e gufi si cibano spesso di roditori che ingoiano interi, rigettando successivamente i resti non digeriti sotto forma di pallottoline (borre) composte per lo più di pelo e di ossa. In quasi tutte le borre esaminate alla Storga la più alta percentuale di prede catturate è composta dal topo selvatico.

CURIOSITÀ

Se un topo selvatico viene catturato per la coda, è in grado di spezzarne rapidamente l’estremità, che però non ricrescerà mai più.